Antonino Foti
Docente Accademia di Belle Arti di Foggia Coordinatore Contemporanea giovani |
CONTEMPORANEA GIOVANI:
GIOVANI, CONTEMPORANEI E INCONTAMINATI È difficile promuovere l’Arte, è difficile perché operiamo in un sistema altamente contaminato, un sistema appesantito da un sottobosco torbido in cui operano una serie di individui spesso lontani dal concetto di mera promozione, è difficile perché quasi mai, nel nostro paese, si ha il coraggio di puntare sui talenti, di quelli senza sponsor. Questa amara considerazione, tuttavia, non deve farci desistere dall’impegno ben preciso in merito alla volontà di fare Arte in maniera indipendente, senza compromessi, prendendoci dei rischi ben ponderati, fortunatamente condivisi da chi evidentemente cammina sul nostro stesso percorso, da chi non si fa irretire dal nome roboante e prezzolato legato al proliferare degli eventi “tanto al chilo”. Qualche anno fa chiesi a Gianfranco Gorgoni, fotografo d’arte di fama mondiale e testimone della Beat Generation, della Pop Art e della Land Art (famoso è lo scatto alla Spiral Getty di Smithson), attento |
osservatore delle dinamiche di oltreoceano e amico ai vari Bob Rauschenberg, Andy Warhol, Francesco Clemente, Leo Castelli, per citarne alcuni, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Accademia di Belle Arti di Foggia, qual era la differenza tra la realtà d’oltreoceano e la nostra, la risposta fu semplice e diretta: lì si odiano ma non si delegittimano, qui, invece, ci sono “scuderie” impegnate vicendevolmente nello smantellamento dello status identitario altrui. Una fotografia (mi si perdoni il gioco di parole con la sua attività professionale) impietosa, ma realistica su come in Italia sia diventato così difficile, ammesso che sia stato facile in altri tempi, tentare di proporre senza l’ausilio di sponsor, nomi nuovi, probabilmente degni dell’attenzione disinteressata dei grandi critici, soprattutto di coloro con quella tremenda aria portatrice di sudditanza, per intenderci, quelli dai cachet a quattro zeri. Praticamente un paradosso, ma non poi così evidente, perché in un sistema “pubblicitario”, sarebbero anche soldi spesi bene e che ritornano in termini di iscrizioni con tanto di mutuo per accedervi… ma si accede, perchè pecunia non olet.
La Biennale di Salerno, evento giovane con margini incredibili di crescita, si è posta sin dal primo momento su di un piano parallelo a queste dinamiche, dando spazio (e prendendo rischi) anche ad artisti praticamente indipendenti, senza “referenze”, dando loro la possibilità di misurarsi attraverso l’ arte in un contesto comunque prestigioso. Stesso discorso, se non più importante sotto l’aspetto della lungimiranza, è la grande opportunità che si da a giovani all’inizio di un percorso di vita, di mettersi in mostra attraverso il format che ho il piacere di coordinare, Contemporanea Giovani, veicolo fondamentale per crescere, non contaminato e, per questo, più gratificante. Ne contiamo oltre cinquanta, impegnati nelle loro attività accademiche a trovare un linguaggio proprio attraverso varie discipline, selezionati da artisti che in esse operano come docenti e che mettono al loro servizio l’esperienza, intrisa di visioni e concetti, elementi di difficile assimilazione, che non strizzano l’occhio all’osservatore, ma che permettono di percorrere il cammino con la consapevolezza che la crescita passa attraverso la riflessione e dal ponderare gli elementi da estrapolare dalla realtà creandone una “altra”. Palazzo Genovese diventa così sede del futuro, ricco di entusiasmo per le proprie scelte, spesso ostacolate da una mentalità pseudo produttivistica in cui l’Arte diventa orpello, nulla più, quell’orpello da cui molti attingono a piene mani, rischiando di fuorviare, ahinoi, l’idea di purezza propria al fare Arte e danneggiando in tal modo la parte sana del comparto. Olga Marciano e Giuseppe Gorga, artefici di un piccolo miracolo, possono dormire sonni tranquilli e Salerno deve essere loro grata per la straordinaria immagine che danno di essa, ponendola, di fatto, tra le capitali artistiche del sud.
Ad maiora!
Antonino Foti
Coordinatore Contemporanea Giovani
La Biennale di Salerno, evento giovane con margini incredibili di crescita, si è posta sin dal primo momento su di un piano parallelo a queste dinamiche, dando spazio (e prendendo rischi) anche ad artisti praticamente indipendenti, senza “referenze”, dando loro la possibilità di misurarsi attraverso l’ arte in un contesto comunque prestigioso. Stesso discorso, se non più importante sotto l’aspetto della lungimiranza, è la grande opportunità che si da a giovani all’inizio di un percorso di vita, di mettersi in mostra attraverso il format che ho il piacere di coordinare, Contemporanea Giovani, veicolo fondamentale per crescere, non contaminato e, per questo, più gratificante. Ne contiamo oltre cinquanta, impegnati nelle loro attività accademiche a trovare un linguaggio proprio attraverso varie discipline, selezionati da artisti che in esse operano come docenti e che mettono al loro servizio l’esperienza, intrisa di visioni e concetti, elementi di difficile assimilazione, che non strizzano l’occhio all’osservatore, ma che permettono di percorrere il cammino con la consapevolezza che la crescita passa attraverso la riflessione e dal ponderare gli elementi da estrapolare dalla realtà creandone una “altra”. Palazzo Genovese diventa così sede del futuro, ricco di entusiasmo per le proprie scelte, spesso ostacolate da una mentalità pseudo produttivistica in cui l’Arte diventa orpello, nulla più, quell’orpello da cui molti attingono a piene mani, rischiando di fuorviare, ahinoi, l’idea di purezza propria al fare Arte e danneggiando in tal modo la parte sana del comparto. Olga Marciano e Giuseppe Gorga, artefici di un piccolo miracolo, possono dormire sonni tranquilli e Salerno deve essere loro grata per la straordinaria immagine che danno di essa, ponendola, di fatto, tra le capitali artistiche del sud.
Ad maiora!
Antonino Foti
Coordinatore Contemporanea Giovani